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Riduttore di pressione di Co2, come funziona

Quante volte abbiamo desiderato un bel bicchiere di acqua frizzante, magari fresca durante una calda giornata d’estate?

Esistono molti sistemi, sia ad uso domestico che ad uso commerciale, che consentono di spillare acqua frizzante alla temperatura desiderata. Tutti i sistemi hanno qualcosa in comune, cioè la presenza di una bombola di Co2 per rendere l’acqua frizzante.

Ogni bombola di Co2, per funzionare, ha necessità di un riduttore di pressione in grado di regolare la quantità di Co2 immessa nell’acqua a proprio piacimento e di regolare la pressione della bombola stessa.

Un riduttore di pressione Co2, per funzionare, deve avere un innesto compatibile con la bombola che si vuole utilizzare.  Che vuol dire?

Partiamo dagli attacchi normalmente in commercio.

Le bombole di Co2 per uso alimentare che si trovano in commercio si distinguono per dimensione e per tipo di attacco della valvola.

Le bombole monouso, quelle da 600 gr., hanno un attacco definito M11x1, che differisce leggermente dalle bombole da 600 gr. con attacco M10x1 che generalmente vengono utilizzate per gli acquari.

Altra tipologia di bombole è quella ricaricabile da 425 gr. con attacco ACME, le bombole che generalmente montano anche i classici gasatori da tavolo come Gas-Up e Sodastream.

Salendo di grandezza troviamo le bombole ricaricabili da 1Kg. Queste possono avere la valvola con attacco ACME, lo stesso delle bombole da 425 gr, o avere l’attacco M11x1, lo stesso delle bombole monouso.

Dalle bombole da 2 Kg in poi, infine, abbiamo una valvola con un attacco 21.8 x 1/14”, più grande dei precedenti e utilizzato anche dai centri di ricarica.

Scegliere il riduttore di pressione Co2

Per ogni attacco, dunque, abbiamo un riduttore di pressione con le medesime caratteristiche in grado di abbassare il perno di sicurezza della valvola e garantire il flusso di Co2 alla pressione desiderata.

Ovviamente, ogni riduttore di pressione Co2 ha il suo attacco alla bombola e la sua uscita verso il macchinario.

In questo caso l’attacco è per tutti standard, ⅛” femmina. Questo attacco si presta ad ogni tipo di situazione e quello a cui dobbiamo badare per collegare il nostro sistema di trattamento acqua è la dimensione del tubo. Infatti, nell’innesto da ⅛” del nostro riduttore dobbiamo aggiungere un terminale con l’innesto rapido per agganciare il tubo che porterà il Co2 al nostro macchinario. Generalmente i tubi utilizzati sono quelli aventi diametro da 4 mm, 6 mm o ¼”. In base al nostro tubo, dunque, dovremo considerare il terminale adatto.

Come installare il riduttore di pressione Co2

Una volta individuato possiamo procedere al montaggio del nostro riduttore di pressione di Co2. 

Partiamo dal terminale. Prendiamo il nostro raccordo e, una volta aggiunto del teflon sulla filettatura procediamo con l’installazione dello stesso sul riduttore facendo attenzione a stringere con accuratezza ma senza esagerare per evitare rotture.

Una volta eseguita questa operazione possiamo installare il nostro riduttore di pressione sulla bombola avvitandolo sulla valvola fino alla completa serratura.

Infine innestiamo il nostro tubo nel raccordo ad innesto rapido facendo attenzione che il tubo sia serrato correttamente. La raccomandazione in questa fase e di non costringere il tubo in una posizione diagonale ma di innestarlo dritto per evitare che l’o-ring del raccordo possa rovinarsi con una conseguente perdita di Co2.

Abbiamo collegato il nostro riduttore alla bombola e il tubo è stato collegato all’innesto rapido. Come facciamo ora ad addizionare il Co2 alla nostra acqua?

Ogni riduttore di pressione Co2 ha una manopola che gestisce il livello di Co2 che immettiamo nel nostro macchinario da sottolavello che ci fornisce acqua frizzante.

Ruotando la manopola in senso orario si aumenta il livello di Co2 mentre ruotando in senso anti-orario si ha una riduzione di anidride carbonica.

Ma come si fa a capire quanto co2 stiamo immettendo nella nostra acqua?

I riduttori di pressione Co2 sono dotati in genere di un manomentro. Questo è costituito da una scala in Bar e in Psi con una lancetta che indica il livello di Co2 che stiamo utilizzando.

In genere, la scala varia tra 0 bar e 10 bar (o da 0 a 140 Psi) anche se si raccomanda sempre di non superare i 5 Bar (o gli 80 Psi).

Una regolazione media di Co2 è tra 2 e 3 Bar mentre, in casi in cui si desiderasse un’acqua particolarmente frizzante, si può arrivare anche a 4 o 5 bar.

Esistono dei riduttori di pressione dotati di due manometri, il primo indica, come abbiamo visto, il livello di Co2 in uscita, mentre il secondo indica la pressione della bombola. Questo ci è di grande aiuto per capire quanta ricarica ancora abbiamo e se dobbiamo affrettarci per ricaricare la nostra bombola portandola in un centro ricarica autorizzato.

Manutenzione e risoluzione dei problemi

Il problema principale che possiamo riscontrare su un qualsiasi tipo di riduttore di pressione è dato dalla perdita di Co2. Ma perchè avviene?

Sono due le cause principali che possono portare il sistema ad una perdita di di anidride carbonica:

1) Abbiamo avvitato male il riduttore sulla bombola oppure il filetto della valvola è rovinato.

2) La guarnizione di tenuta del riduttore di pressione si è rovinata con il normale utilizzo

Nel primo caso quello che dobbiamo fare è verificare che il riduttore sia stato montato correttamente e che la valvola non presenti difetti nella filettatura che ne  possano impedire il corretto funzionamento.

Nel secondo caso, invece, l’operazione è molto semplice e consiste nella sostituzione della guarnizione, normalmente in commercio, in modo da consentire il passaggio del Co2 senza perdite.

Il riduttore di pressione Co2 è uno strumento molto utile per rendere frizzante l’acqua di casa ma è molto importante valutarne bene le caratteristiche e la compatibilità con la nostra bombola in dotazione.

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